La fila di bottiglie

p020_1_00Oggi, con Allegra, abbiamo deciso di fuggire dalla città dopo lo studio per andare a cercare un pò di fresco lungo la costa. Ma, lo devo ammettere, non abbiamo avuto un’idea proprio originale. La strada lungo la costa è un’unica lunga fila di macchine parcheggiate.

Vagamente disperati cerchiamo un modo di tornare indietro quando un cartello stradale, semi nascosto dalle foglie di un albero, attira la nostra attenzione: Cantine S.Ma… Il resto è completamente coperto e illeggibile. Seguiamo l’indicazione ed arriviamo ad un vasto edificio dove un’altro cartello ci indica che è possibile visitare le cantine fino alle diciannove. Mancano venti minuti e decidiamo di partecipare insieme all’ultimo gruppo.

Si unisce a noi una guida e cominciamo a scendere per la lunga rampa che porta alle cantine. Da un lato corrono delle rotaie a scartamento ridotto e cremagliera. La guida ci spiega che queste cantine sono state scavate nella roccia verso l’inizio del diciannovesimo secolo e il lavoro di scavo è durato più di vent’anni. Da allora solo ordinaria manutenzione. Appena finita la discesa veniamo colpiti dalla magnificenza dell’opera e, devo ammetterlo, dalla sterminata distesa di bottiglie di vino e, più in fondo dal grande numero di botti di rovere. Sembra un labirinto, il clima è deliziosamente fresco. Qualche assaggio aiuta a costruire un’atmosfera di sogno e cominciamo a passeggiare nelle grotte senza renderci conto che abbiamo perso di vista la guida e che si è fatto tardi.

Troviamo faticosamente l’uscita ma, alla base della rampa, è sbarrata da un grande cancello di ferro alto fino al soffitto. Basta telefonare, penso, ma il segnale è completamente assente. Aspettiamo un po’ ma non scende nessuno. Ci siamo aggregati al gruppo all’ultimo momento e, probabilmente la guida non ci ha contato all’uscita. Non resta che rassegnarsi a passare la notte al …. fresco.

Allegra ha freddo e non c’è altro da fare, per scaldarsi, che aprire una bottiglia di vino. Sul tavolo degli assaggi c’è tutto l’occorrente, compresi dei bellissimi bicchieri di cristallo, e la prima bottiglia, un rosso del Merlot va via senza problemi. Cerchiamo un posto dove sistemarci per la notte, troviamo dei teli e della paglia, il letto è presto fatto. Scopriamo che il vino può anche sfamare e non ci facciamo mancare un’altra bottiglia. Speriamo che, domattina, il conto non sia troppo salato!

Ehi, ehi, Giorgio sveglia è ora di andare all’Università!”. La voce è accompagnata da un forte bussare. Ma come fanno a sapere come mi chiamo se non si sono nemmeno resi conto che siamo rimasti chiusi qui dentro da ieri sera. Mi scuoto allungandomi per rimettere in movimento i muscoli anchilosati. Cerco Allegra vicino a me ma urto solamente una bottiglia posata accanto a me sul tavolo. Qualche ricordo comincia ad affiorare. Allegra ieri sera è uscita con delle amiche e io ho cercato di passare la serata ascoltando musica e assaggiando il vino che mi hanno regalato per il compleanno: una bella bottiglia di Merlot con una bella etichetta che raffigura una grande casa e dietro una etichetta diversa dal solito. Comincio a leggerla: è un racconto, non la solita etichetta, che comincia così: “Oggi, con Allegra, abbiamo deciso ……”
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